giovedì 11 febbraio 2016

Il cuore nello zucchero

Il cuore nello zucchero


Gli amori giovanili splendono come torce ma bruciano come fiammiferi.

Era tutto pronto.
Giorgio aveva organizzato ogni minimo dettaglio. Sarebbero usciti insieme dall'oratorio, lui l'avrebbe accompagnata sin sotto casa, e prima di farla salire le avrebbe confessato il suo eterno amore.
Amore che cresceva sotto la sua pelle ormai da due anni, da quel fatidico giorno che l'aveva vista entrare in classe in prima media, con i suoi capelli rossi riccissimi e la maglietta di Minnie.
Valeria era il suo nome, occhi di fuoco e pelle di ghiaccio.
Giorgio aveva anche costretto i genitori a farlo andare all'oratorio, dopo aver scoperto che lei passava tutti i suoi pomeriggi li. Solo per starle vicino, per poterla osservare meglio e magari qualche volta stringerle la mano.
Avevano giocato a pallavolo insieme, avevano cantato nel coro della chiesa insieme (Giorgio sapeva di essere stonato come una campana, ma questo non lo aveva fermato), erano stati anche seduti in gita insieme. Lei gli raccontava tutto ed ogni volta che sorrideva Giorgio perdeva tre o quattro battiti al cuore.


Lei gli aveva raccontato anche della storia con Marco, quello bello di prima superiore. E Giorgio nel letto aveva pianto, silenziosamente. Bagnando cuscino e lenzuola. Poi si era soffiato il naso, aveva acceso la playstation e aveva giocato finché non gli era venuto sonno, addormentandosi ancora con il controller in mano.
La madre lo aveva svegliato il giorno dopo e lui aveva lasciato il cuore sul comodino ed era andato a scuola. Nel cortile l'aveva vista parlare con Marco, si erano abbracciati e salutati, e Giorgio per trattenere la rabbia montante era corso all'interno della classe dove con la penna aveva scavato un grosso buco nel banco. Aveva scolpito quel buco a forma di cuore e poi sotto nel cassetto aveva inciso in corrispondenza una G e una V, in modo che solo lui potesse vederle. La M l'aveva messa lontana, nell'angolo del banco, da sola, come se solo con quel piccolo rituale fatto di segatura e grafite potessi impedire la storia tra Marco e Valeria.

Ma ieri lei gli aveva detto che con Marco tutto era finito. Avevano litigato per non un motivo futile, ma Giorgio aveva smesso di ascoltarla subito dopo le prime parole “Io e Marco non stiamo più insieme...” e il suo cuore era salito in gola, prendendo la via più stretta, aveva palleggiato con le sue corde vocali e poi continuando a salire era arrivato al cervello, dove aveva preso il controllo dei pensieri.
Indipendentemente da quello che Valeria stava dicendo Giorgio sapeva che il vero motivo della rottura era stato lui. Si era resa conto di amarlo. Tutte le piccole attenzioni che lui le aveva rivolto avevano lentamente fatto breccia nel suo cuore, ed una mattina si era svegliata consapevole di non poter stare con nessun altro se non con Giorgio.
Il cuore, ancora in sala comando, imbrattava le pareti della scatola cranica con le iniziali G e V, saltando a destra e sinistra. Il Giorgio fisico, quello esterno, quello reale, cercava di nascondere il sorriso che gli si stava allargando con un crik sulla sua bocca, in fondo Valeria gli stava raccontando di una rottura, non si poteva dimostrare troppo felice.

E così aveva organizzato tutto.
Uscirono insieme dall'oratorio. Fecero la solita strada per tornare a casa. Lui per starle affianco fu costretto ad aggirare un palo. Lei lo fermò e guardandolo seria negli occhi gli disse: “Non farlo mai più! Se passi intorno ad un palo significa che poi l'amicizia si spezza!” E allargo quel sorriso immenso splendente, mentre il cuore di Giorgio si affacciava dagli occhi per poter osservare anche lui meglio quel miracolo della natura. Questo era il segnale. Voleva stare con lui. Valeria teneva a Giorgio.

Sotto casa sua lei fece per bussare al citofono.
“Fermati” sussurrò Giorgio.
Lei non lo sentì e premette il pulsante.
“Fermati” disse con più forza. Lei si girò sorridente.
“Te lo volevo dire da un po'. Tu mi sei sempre piaciuta, come le stelle...” respirò pesantemente non sicuro di quello che voleva dire “... mi servi come le stelle servono alla notte, sei il sole che serve per la vita”
Trattenne il fiato, gli occhi bassi per paura di vedere la sua reazione.
“Io ti amo” disse senza respirare.
“Io ti amo” disse il suo cuore sporgendosi dagli occhi.
Poi ci fu solo lunghissimo, infinito attimo di silenzio.
E lei iniziò a ridere. Ma non era più quella risata bella, cristallina, simpatica. Era una risata di scherno. Giorgio alzò lo sguardo e la vide. Negli occhi di Valeria c'era uno sguardo di sufficienza, mentre dalla sua gola rauca usciva la più tremenda delle meravigliose risate.
“Ma dai... io e te non possiamo stare insieme... io... io sto con Marco” Disse soffocando tra una risata e l'altra, poi spinse il portone e scomparve nel buio del palazzo. Lasciando Giorgio da solo nel buio più assoluto di una mattina pienamente illuminata.

Due settimane dopo Giorgio già non pensava più a Valeria, impegnato come era nel torneo di playstation con gli amici.


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