lunedì 25 luglio 2011

La lotta è dura e non ci fa paura

Il mondo è strano.
Oggi sono stato ad una manifestazione. Quattro ore di sonno sulle spalle e niente cibo nello stomaco forse possono aver offuscato il mio giudizio.
Si lottava per salvare l'ospedale maresca, una vecchia costruzione fatiscente che rischia di chiudere per mancanza di fondi ma che serve un comprensorio di 300.000 abitanti (mica cazzi).
Io, per MIE vicende alterne, non nutro una particolare simpatia per quei quattro edifici dalle finestre scheletriche, e se dovesse chiudere non ne sentirei certamente la mancanza.
Ma è un periodo di carenza di ispirazione, e cercarla nelle situazioni più strane è il mio nuovo modus operandi. Quindi stamane ho fatto una cosa che non facevo da quasi 15 anni, sono andato ad un corteo ed ho presidiato il palazzo della regione a Santa Lucia (un quartiere di Napoli), cose da quindicenni ribelli in piena crisi ormonale. O almeno così credevo. Mi aspettavo ragazzi con l'acne giovanile in piena rivoluzione (come le loro idee), e al massimo qualche facinoroso che non vedeva l'ora di fare confusione. Invece donne e madri, lavoratori e pensionati, camminavano dietro uno striscione per le strade calde e afose di Napoli, con una forza che faceva invidia a molti giovani.
Ed io mi sono sentito una merda.
Quasi tutti lottavano per ottenere qualcosa, con le unghie e con i denti si appendevano alle promesse che potevano provenire dai palazzi dei potenti. Urlavano perchè fossero mantenute, ma ballavano anche, cantavano, ridevano e si arrabbiavano, pervasi dalle emozioni che solo una lotta può dare. Ed io la con loro, ma lontano mille miglia, insensibile alle loro sensazioni, senza riuscire a capire con quale forza donne di ottant'anni stessero li sotto il sole, con un fuoco sacro nel corpo e la stanchezza sul volto. Otto ore sotto il sole, aspettando risposte, cambattevano per i propri diritti, per le proprie idee.
Ed ho capito qual'è il mio problema.
Io non combatto più da un sacco di tempo (ma diciamoci la verità non hai mai combattuto).
Ora che l'ho capito non mi resta che trovare qualcosa per cui farlo...

domenica 24 luglio 2011

Ansia

Cos'è la vita se non un eterno arrancare tra sensazioni irraggiungibili?
Siamo li, le viviamo, le respiriamo, ma non ci toccano, ci sfiorano, lasciandoci il loro odore addosso e come attimi di silenzio si espandono sino ad inglobarci ed a lasciarci insoddisfatti. Quello che cerchiamo è da sempre irraggiungibile, solo quello che non cerchiamo è a portata di mano. E allora ci accontentiamo, lo afferriamo, e proprio mentre lo afferriamo il nostro desiderio sembra più raggiungibile, solo ad un braccio, e l'unica cosa da fare e liberarsi del nuovo peso per poterlo prendere. Ma una volta liberi, si beffa di noi, allontanandosi ridendo sordidamente mentre quel braccio di distanza rimane uguale.
Siamo destinati a soffrire, o ad accontentarci.
O alla cosa peggiore... un'eterna altalena tra quello che abbiamo e quello che vogliamo.
Kant docet.

domenica 3 luglio 2011

Mani


Non sono più mie. Delle stupide appendici che non so più come usare. Come se una parte della memoria, quella adibita al controllo delle mani, abbia deciso di resettarsi. Mi ritrovo a pensare come un bambino, desideroso del tocco della madre ha bisogno di provare tutto quello che ha davanti.
Odio le mie mani. Le odio quando sono inerti, quando non maneggiano niente, le odio, perché hanno l'abitudine di toccarsi da sole, cercando il calore l'una dell'altra. Cercano conforto. Cercano di stare insieme.
Ma in fondo un po' le capisco, sono sole da quando hanno perso il contatto delle tue.


Ed anch'io.