venerdì 2 giugno 2017

Giallo Friariello


L'uomo osservò il cadavere sul tavolo di alluminio. Mentre alzava la mannaia si ritrovò a pensare a come tutto era diverso solo una settimana prima.

In una giornata di fine Dicembre, Giorgio arrivò a Napoli. Mentre vagava alla ricerca di un taxi nell'enorme stazione di piazza Garibaldi ripensava agli avvertimenti dei suoi colleghi di Milano: “Stai attento, cercheranno di derubarti, e se vedi qualcosa di strano corri più veloce che puoi.
Il sole calava e facce sempre più cupe si aggiravano per gli enormi antri delle ferrovie. Preoccupato, Giorgio si infilò nella prima macchina bianca che vide. L'autista, un tipo dagli occhi piccoli e la barba incolta, sorrise mellifluo quando Giorgio gli diede il nome dell'hotel e partì sgommando.
Nuvole cariche d'acqua facevano capolino dall'orizzonte. Il tassista, con una brusca curva, abbandonò la strada principale, infilandosi in una via soffocante, ingombra di spazzatura e carretti. Due scooter si affiancarono all'auto, stringendosi tra la macchina e i palazzi. I volti dei centauri erano facce da galera tanto scure quanto avide. A Giorgio sembrò che si scambiassero un cenno di intesa con l'autista, poco prima che il taxi si fermasse in una strada secondaria dove una piccola auto blu stava facendo manovra.
Ma era veramente un taxi quello? Nella fretta non aveva forse rischiato di infilarsi in un auto di qualche malvivente? Le persone sugli scooter erano palesemente i suoi complici. Giorgio doveva fuggire. Spalancando la portiera, iniziò a correre per i vicoli mentre qualcuno continuava ad urlare. Sentiva ancora il rombo delle moto, e spaventato deviò in una strada ancora più stretta. Dal balcone due donne gli gridarono contro, mentre in lontananza la scarica di un mitragliatore rimbombava tra i palazzi. Facce abbiette lo osservavano dalle finestre e dagli androni. Svoltò un angolo e davanti a lui c'era un uomo enorme, alto più di due metri e con una profonda cicatrice che gli solcava la guancia destra. Giorgio fece un paio di passi indietro e poi, stremato, perse i sensi.
L'odore di carne lo risvegliò. Si trovava in una piccola stanza ed era seduto su di una poltrona. Su di un tavolo c'era un piatto con delle salsicce e una poltiglia verde dall'aspetto non proprio invitante. L'uomo con la cicatrice era alle sue spalle, seduto, mentre faceva zapping su di un vecchio televisore. Da una porta laterale, una vecchia signora uscì strascicando i piedi e, sorridendo, si avvicinò a Giorgio “Finalmente sveglio! Gennaro vi ha trovato svenuto, ed io vi ho preparato qualcosa di caldo”. L'uomo cercò di spiegare alla donna quello che gli era successo: il tassista, i motorini, le donne, e i colpi di mitragliatore. L'anziana signora gli mise un bicchiere di vino in mano. “Vi siete impressionato e mo' vi spiego perché: il vostro albergo è alla fine di via Foria, sempre bloccata dalle auto, per questo il tassista ha deviato. Le donne sul balcone stavano ritirando i panni prima della pioggia, e scambiavano tra di loro qualche chiacchiera, mentre i bambini si divertono a sparare i botti prima di capodanno... E ora mangiate su, che avete bisogno di rimettervi in forze”. Giorgio guardò il contenuto del piatto, ne avvicinò un poco alla bocca come se fosse qualcosa di radioattivo. Spalancò le labbra e per la prima volta assaggiò i friarielli...

L'uomo finì di staccare le coste di maiale dalla bestia che gli giaceva di fronte. L'odore dei friarielli nella pentola riempiva la cucina del ristorante, dove all'esterno una piccola lavagna nera portava in bianco il menù del giorno. E tra i secondi spiccava: “Maiale e Friarielli, dello chef Giorgio Vizzini”.

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