Perché spesso
cerchiamo le risposte dove non sono.
Erano mesi che non
dormiva.
Non era insonne,
in quel caso sarebbe stato facile. L'insonnia l'accetti, trovi
qualcosa da fare la notte e vai avanti. Ma lui non era insonne.
Lui era
perseguitato.
La sua casa si
riempiva di persone non appena si stendeva sul letto. Era un vociare
continuo che lo costringeva a tenere gli occhi aperti e a guardare
ossessivamente la sveglia. E quando non ne poteva più dello sguardo
fisso dell'orologio che gli ammiccava ritmicamente di ritorno, si
alzava, dava una carezza alla donna che dormiva della grossa
nell'altro lato del letto, stringeva i pugni e si preparava ad
affrontare quella dannata folla che gli impediva di chiudere occhio.
Con scarso
risultato, come tutte le notti da qualche mese a questa parte.
Con una posa da
pugile si muoveva di soppiatto, per sorprendere il primo e il più
pericoloso di quegli inattesi, inaspettati e indesiderati ospiti.
Ma l'altro gli
arrivava sempre alle spalle, e con un paio di ganci ben assestati lo
colpiva alla nuca atterrandolo. Lui allora si girava lentamente, e lo
osservava dal basso in alto. Era tremendo e torreggiante su di lui,
con le sue scarpe laccate, il pantalone stirato e pulito, la cintura
dalla fibbia luccicante, la camicia con i gemelli, la cravatta con il
ferma cravatta, la giacca con la pochette nel taschino e il suo volto
inespressivo. LAVORO era lì per lui, come ogni notte.
“Perché non
hai consegnato ancora i rapporti dell'affare Milous?” la bocca
non si muoveva, l'espressione non cambiava. Seria, arrogante ed anche
un po' annoiata. “Ma sono per la settimana prossima”
tentava di ribattere lui ancora steso sul pavimento “Ma se me li
consegni in anticipo ti posso affidare qualcos'altro” E via di
calcio nello stomaco. LAVORO era un sadico. Godeva nel vederlo
soffrire. E così continuava, lasciandolo riverso sul pavimento ed
ogni tanto sferrando qualche calcio. “I resoconti annuali
dell'azienda? Dove sono? E le copie delle carte d'identità dei
coniugi Rapfen le hai fatte? Non ricordo se me le hai consegnate!”
e giù calci e giù pugni. Paassava una mezz'ora e poi LAVORO spariva
così come era arrivato, lasciandolo pesto e livido sul pavimento.
Lui allora si
alzava, tremebondo sulle gambe e cercava ristoro sul divano, ma
sapeva che l'avrebbe trovato già occupato. Era il suo posto
preferito. Lei giaceva languida e nuda, con le mani tra le gambe e le
bocca socchiusa a forma di “O”. Poi allungava una mano e sensuale
lo tirava a se. E lui era costretto ad accettare i suoi sussurri
melodiosi. Era così che si presentava SALUTE.
“Cos'era quel
dolorino al tallone di oggi? Non ne avevi mai sofferto? O sbaglio?”
la mano di lei si muoveva
sinuosa sui suoi fianchi, alzando la maglia del pigiama ed
accarezzando i peli che gli si rizzavano sul ventre. Avrebbe potuto
sfuggirle, volendo, ma era troppo insinuatrice “Quanto
tempo è che non facciamo un controllo al cuore?”
e il cuore gli batteva all'impazzata “Sai, la vecchiaia è
una brutta bestia!” SALUTE non
usava la forza come Lavoro, lei ti si insinuava nel cervello, ti
sussurrava parole che sembravano dolci, ma in realtà erano pesanti
come macigni poggiati sul petto. Allora lui iniziava a respirare a
fatica, a rantolare, il mal di testa aumentava, lo sguardo gli si
appannava, poi quando stava per svenire, SALUTE si alzava e lo
abbandonava, lasciandolo sul divano mentre gli sculettava davanti,
allontanandosi.
A
questo punto, lui, ogni notte faceva lo stesso errore. Si rialzava
sul divano ed accendeva la televisione. Il volume bassissimo
per non svegliare la donna che dormiva nel suo letto, la speranza di
trovare ristoro in un programma notturno, qualcosa di noioso. Ma con
la sigla sapeva già che sarebbe rimasto sveglio. LA FAMIGLIA, il
titolo compariva di lato e numerose persone festose e vocianti si
rivolgevano direttamente a lui: “Come sta mamma? È da un po'
che non la senti.” gli diceva la vecchia signora in piedi
contro lo sfondo scuro. Ma il bambino la interrompeva e prendeva la
parola con la sua voce stridula “E invece io? Quando arrivo
io?”. E la trasmissione lo ipnotizzava e lo portava avanti
sino all'alba. Quando la donna che dormiva con lui si alzava e lo
baciava, invitandolo a fare colazione.
Poi una notte
decise di fare una cosa. I rumori ricominciarono, più noiosi e
fastidiosi che mai. Ma lui non si alzò dal letto. Si girò
semplicemente ed abbracciò la donna che gli dormiva affianco. E fu
li che arrivò il sonno. Perché tra cucina, salotto e televisione,
era nel letto che dormiva l'AMORE.